La storia e l’uso dei pastelli

Spesso chi osserva i miei disegni a pastello mi chiede como ho potuto realizzare quelle sfumature cosí luminose e soavi con i pastelli. Io rispondo con una domanda: cosa sono per te i pastelli? E scopro che la maggior parte delle persone usa il termine pastelli per indicare le matite colorate, invece sono due tecniche differenti.
Le matite colorate sono quelle matite che fin da piccoli usiamo per colorare e comunemete chiamiamo pastelli. I pastelli, invece, sono come dei bastoncini formati da pigmenti in polvere, sostanze in percentuale variabile come magnesio, bario e argilla e amalgamati da un legante come la gomma arabica.
In base alla concentrazione di pigmento e di legante si ha una distinzione tra pastelli duri, morbidi e matite pastello. I pastelli più friabili sono i più pregiati, infatti meno legante c’è nel pastello e più il colore risulta luminoso.

I pastelli duri, chiamati “crete”, sono disponibili in barrette a sezione quadrata, mentre i pastelli morbidi “soft pastel” sono a sezione tonda.
Le matite pastello hanno la mina piuttosto larga e solitamente sono più dure rispetto ai pastelli morbidi ma più morbide dei pastelli duri. Come i pastelli duri, sono utili per i dettagli e per i disegni preliminari.

Con le matite colorate mi piace creare i contrasti tra i colori e realizzare piccole illustrazioni. Mentre i pastelli che preferisco sono quelli morbidi: è una sensazione piacevole poter creare sfumature, contrasti e armonie di colori usando le proprie dita!

Origine e Storia del Pastello

Il pastello morbido fu inventato dall’artista francese Jean Perréal (1455-1530), verso la fine del XV secolo. Leonardo da Vinci (1452-1519) fu uno dei primi in Italia ad utilizzarlo nei suoi studi e schizzi e ne riconobbe la paternità a Perréal, citandolo nel suo “Codice Atlantico” al foglio 247, con la frase “…una tecnica nuova per dipingere con differenti colori secchi…“.

A quell’epoca, i pastelli si preparavano miscelando pigmenti di origine minerale ad acqua e sostanze agglutinanti. Tra i pigmenti di origine naturali si possono citare: bolo armeno per i rossi, azzurrite per il blu, ematite nera per le tinte scure. Come sostanze agglutinanti si usavano gomma arabica, lattice di fico, colla di pesce e zucchero candito.
Più tardi, i colori vennero impastati con sapone di Marsiglia e cera in proporzioni diverse. In questo modo si potevano ottenere gradazioni di durezza. La pasta ottenuta veniva modellata a forma di bastoncini e fatta essiccare.

Inizialmente il pastello venne usato come tecnica di studio. È solo dal Settecento che il pastello passò ad essere una tecnica per opere finite. Tra gli artisti dei pastelli mi piace citare Rosalba Carriera. Con l’uso dei pastelli riuscí a ottenne i massimi risultati nel ritratto, con esiti di delicata, perlacea sfumatura.

Con la rivoluzione francese il pastello cadde in disuso. Saranno gli Impressionisti a dargli nuova vita.
Infatti il pastello si adatta molto bene, grazie alla sua morbidezza, velocità di esecuzione e luminosità, alla nuova forma pittorica degli impressionisti: “en plein air” (all’aperto).
Diventa facile catturare i colori brillanti dei paesaggi e delle feste in campagna, cogliere le delicate movenze delle ballerine e i sereni ritratti di donne e bambini.